Metti un regalo sotto l’albero
In questi giorni di vigilia è un
continuo correre, mandare auguri, entrare e uscire per negozi alla ricerca di
un regalo, passare di tavola in tavola per le cene di Natale. Dietro i sorrisi
di convenienza quanti sbuffi per un dovere subito piuttosto che per
un’occasione ritrovata. Certo, perché Natale è l’occasione ritrovata per
pensare al valore di un regalo. È l’esperienza profonda vissuta da Dio che non
si è risparmiato per mostrare la sua vicinanza regalandoci il suo Figlio Gesù.
È la manifestazione di gioia di un cuore che non sa trattenere ma deve, quasi
per forza, esporsi. E, come ci ricorda Paolo per la colletta a favore dei
poveri di Gerusalemme, «ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore,
non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia». Fare un
regalo a Natale è ritrovare questa gioia perduta del saper donare con
sincerità. Donare è compiere un gesto di gratuità che diventa rivoluzionario.
In una società che ha fatto della contrattazione il suo sistema di valore, che
conosce solo acquisti e vendite e incontri sociali sulla base dell’“io do una
cosa a te e tu la dai a me”, avere a che fare con qualcuno che fa un regalo
significa scardinare un sistema, e quindi con un gesto rivoluzionario. La
rivoluzione non è solo scendere in piazza, ma un comportamento che, sfuggendo
alla moda del tempo, promuove un mondo diverso e dimostra che è possibile.
Forse, noi uomini e donne dello sport, non siamo ancora del tutto consapevoli
di questa rivoluzione in atto grazie alle tante ore regalate alla nostra
associazione, ai nostri ragazzi, alle nostre società sportive. Donare tempo
agli altri implica sempre spreco di fantasia, aumenta i costi, impone scelte
onerose e perdite di tempo. Un regalo dice anche vicinanza. Colui che riceve un
regalo riconosce che ha un posto nel cuore e nella mente di chi regala.
Ricevere un regalo è essere amati per quello che si è, l’invocazione di una
presenza che riconosce il valore della mia persona.
Allora, per Natale, non fermiamoci solamente agli auguri animati per email o
sincopati per sms. Comodi, pratici, veloci ma terribilmente freddi. Il rischio
è di “una comunicazione senza comunicare”. Vale la pena farli di persona,
guardandosi negli occhi e magari, dove è possibile, con un bacio e un
abbraccio. E se la distanza non ce lo permette, torniamo a scrivere un
biglietto. Non fa niente se arriverà con qualche giorno di ritardo. Su quel
cartoncino c’è l’impronta della nostra mano e della nostra persona. Chi lo
riceve saprà che abbiamo pensato proprio a lui. Qualcuno ha detto che «il
contatto umano aiuta a combattere i disagi provocati dall’ansia e dallo
stress». Ne abbiamo tanto bisogno in questi tempi. Anche papa Francesco ci ha
invitato a non avere paura delle tenerezza. Tanti auguri con un abbraccio.